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L'intelligenza artificiale (IA) ha subito una rapida evoluzione negli ultimi anni, con modelli conversazionali come ChatGPT e DeepSeek che rappresentano applicazioni avanzate di IA. Sebbene entrambi questi sistemi siano costruiti su architetture simili di deep learning, le loro differenze emergono chiaramente nelle loro applicazioni, nei contesti tecnologici e nelle sfide sociali ed etiche che pongono. Quali sono le principali caratteristiche di ChatGPT e DeepSeek e quali le implicazioni etiche e sociali, in particolare quelle legate al concetto di "Society in the Loop" e "Human in the Loop"?

ChatGPT: versatilità e generazione del linguaggio

ChatGPT, sviluppato da OpenAI, si basa su un modello di linguaggio avanzato, GPT-4, che utilizza l'architettura Transformer. Questo modello è progettato per generare risposte in linguaggio naturale, adattandosi a una varietà di contesti, dalle conversazioni informali alla produzione di contenuti creativi e alla risposta a domande specifiche. La forza principale di ChatGPT è la sua capacità di comprendere il linguaggio a un livello superficiale e di generare risposte fluide in tempo reale. Tuttavia, come sottolineato da Bender et al. (2021), il modello non possiede una comprensione semantica profonda, il che lo rende vulnerabile a errori o incoerenze, specialmente quando le risposte richiedono conoscenze specialistiche.

In questo contesto, la tecnologia di ChatGPT sta modificando il panorama lavorativo e sociale, con applicazioni che spaziano dal supporto clienti automatizzato alla generazione di contenuti per il marketing, fino all'assistenza nell'educazione. Tuttavia, l'uso di ChatGPT solleva anche preoccupazioni circa la disinformazione e la privacy, dato che le risposte generate sono basate su dati preesistenti senza una comprensione critica dei concetti trattati.

DeepSeek: specializzazione nella ricerca e recupero delle informazioni

Al contrario, DeepSeek (sviluppata da DeepSeek Technologies) si distingue per la sua focalizzazione sulla ricerca avanzata e il recupero delle informazioni. Mentre ChatGPT è un modello generativo, DeepSeek è progettato per analizzare grandi moli di dati e restituire risposte contestualizzate, grazie all'uso di modelli di deep learning orientati alla semantica. Questo approccio lo rende particolarmente utile in settori che richiedono la gestione e l'analisi di informazioni complesse, come la ricerca scientifica, l'analisi legale o la consulenza.

A differenza di ChatGPT, che produce risposte nuove basate su un ampio spettro di dati linguistici, DeepSeek si concentra sull'individuazione e l'estrazione di informazioni precise da fonti preesistenti. L'analisi semantica avanzata di DeepSeek è ottimizzata per scoprire legami e risposte contestuali, rispondendo in modo molto più mirato rispetto al modello generativo di OpenAI. Sebbene DeepSeek non possa produrre nuovi contenuti creativi, la sua precisione lo rende ideale per applicazioni dove la qualità e l'affidabilità delle informazioni sono fondamentali.

Punti di forza e limitazioni

La principale forza di ChatGPT risiede nella sua capacità di adattarsi a una vasta gamma di compiti linguistici, come la già citata scrittura creativa, la traduzione e il supporto clienti. Tuttavia, la sua generazione di contenuti senza una vera comprensione semantica può portare a errori che non possono essere facilmente corretti, come evidenziato in studi recenti (Bender et al., 2021).

DeepSeek, dal canto suo, eccelle nel recupero di informazioni contestuali. La sua applicazione nei settori accademici e legali si basa sulla sua capacità di analizzare e restituire informazioni accuratamente contestualizzate. Tuttavia, la sua limitata capacità generativa ne limita l'impiego in ambiti creativi.

Considerazioni etiche e sociali: "Human in the Loop" e "Society in the Loop"

L'evoluzione dell'IA ha sollevato importanti questioni etiche e sociali, che sono al centro del dibattito pubblico e accademico. Le riflessioni su concetti come "Human in the Loop" (HITL) e "Society in the Loop" (SITL) sono più che mai rilevanti nel contesto dell'adozione delle tecnologie IA. La gestione delle decisioni automatizzate, come quelle che ChatGPT potrebbe prendere in ambito di supporto clienti o marketing, richiede una supervisione umana per evitare il rischio di risposte errate o ingannevoli, come evidenziato da Bender et al. (2021).

Nel caso di DeepSeek, il concetto di "Society in the Loop" diventa cruciale. Poiché questo modello si basa sul recupero di informazioni altamente contestualizzate, l'integrazione sociale è fondamentale per garantire che l'IA rispetti le norme e le aspettative etiche della comunità in cui è applicata. Mentre ChatGPT può talvolta essere visto come un sistema "autonomo", DeepSeek, essendo più orientato alla ricerca e al recupero, necessita di una costante vigilanza da parte di esperti umani, i quali garantiscano che le informazioni restituite siano corrette e pertinenti.

La regolamentazione dell'IA, come la Legge sull'Intelligenza Artificiale (AI Act) proposta dalla Commissione Europea, riflette la crescente necessità di creare un equilibrio tra innovazione e responsabilità. La protezione della privacy e dei diritti fondamentali degli utenti deve essere garantita, e la supervisione umana deve essere vista non solo come una misura di sicurezza, ma come un principio essenziale per l'integrazione dell'IA nella società (Zeng et al., 2021).

Conclusioni

Nel confronto tra ChatGPT e DeepSeek, emerge chiaramente come due tecnologie avanzate di intelligenza artificiale possano avere approcci differenti pur essendo costruite su architetture di deep learning simili. ChatGPT rappresenta un modello linguistico generativo, che eccelle nella conversazione naturale e nella produzione di contenuti, ma che solleva anche sfide etiche legate alla disinformazione e alla gestione delle risposte errate. D'altra parte, DeepSeek, pur essendo anch'esso alimentato da intelligenza artificiale, si distingue per la sua applicazione nel recupero di informazioni semantiche e precise, orientato a contesti più specializzati e meno inclini alla generazione di contenuti autonomi.

Entrambe le tecnologie, però, pongono interrogativi cruciali legati al controllo umano e alle implicazioni sociali delle loro applicazioni.

Le differenze tra i due modelli non sono solo tecniche, ma si riflettono anche nelle loro applicazioni sociali e nelle sfide etiche che sollevano. ChatGPT, con la sua capacità di generare risposte fluenti su una vasta gamma di argomenti, solleva la questione della supervisione umana e della trasparenza nelle risposte che produce. Se non regolato adeguatamente, può diventare uno strumento che alimenta la disinformazione e altera il flusso delle informazioni, rendendo centrale il concetto di "Human in the Loop" (HITL). L'intervento umano in queste situazioni è fondamentale per evitare che l'IA agisca senza una supervisione che ne garantisca l'affidabilità e la coerenza, soprattutto in contesti delicati come l'educazione o il supporto alle decisioni.

DeepSeek, pur non avendo la stessa capacità generativa, solleva interrogativi simili ma in contesti diversi. La sua precisione nel recupero delle informazioni e la capacità di navigare attraverso enormi moli di dati lo rendono uno strumento potente per la ricerca e la consulenza specializzata. Tuttavia, l'approccio di DeepSeek deve essere anch'esso accompagnato da una supervisione per garantire che i risultati restituiti siano davvero pertinenti e rispettosi dei valori etici della società. La sua capacità di integrare informazioni provenienti da fonti diverse richiede, infatti, che le scelte del modello siano sempre in sintonia con le necessità e le aspettative sociali, un aspetto che rimanda al concetto di "Society in the Loop".

Alla luce di queste considerazioni, è evidente che, sebbene ChatGPT e DeepSeek siano entrambi esempi potenti di come l'IA possa trasformare la nostra interazione con le macchine, è fondamentale che vengano utilizzati con una consapevolezza etica che rispetti l'importanza della supervisione umana e della regolamentazione sociale. In un mondo sempre più guidato dall'intelligenza artificiale, l'adozione di tecnologie come queste deve essere accompagnata da un impegno a garantire che l'IA sia progettata, sviluppata e applicata in modo responsabile, per evitare che diventi un sostituto della riflessione e della decisione umana. La sfida non è solo tecnologica, ma profondamente sociale e politica.

In sintesi, mentre ChatGPT e DeepSeek offrono soluzioni innovative e complementari, il loro impatto dipenderà dalla nostra capacità di integrare l'IA nella società in modo etico, controllato e orientato al benessere collettivo. La chiave per un futuro in cui l'IA serva davvero l'umanità sta nel riconoscere l'importanza di un approccio equilibrato, che unisca il progresso tecnologico alla responsabilità sociale.

Fonti

Vaswani, A., Shazeer, N., Parmar, N., Uszkoreit, J., Jones, L., Gomez, A. N., Kaiser, Ł., & Polosukhin, I. (2017). Attention is all you need. NeurIPS.

Radford, A., Narasimhan, K., Salimans, T., & Sutskever, I. (2021). Learning to Generate Reviews and Discovering Sentiment. OpenAI.

Brown, T. B., Mann, B., Ryder, N., Subbiah, M., Kaplan, J., Dhariwal, P., et al. (2020). Language Models are Few-Shot Learners. NeurIPS.

Bender, E. M., Gebru, T., McMillan-Major, A., & Shmitchell, S. (2021). On the Dangers of Stochastic Parrots: Can Language Models Be Too Big? FAccT.

Brynjolfsson, E., & McAfee, A. (2014). The Second Machine Age: Work, Progress, and Prosperity in a Time of Brilliant Technologies. W. W. Norton & Company.

Zeng, J., Li, Z., & Zhang, X. (2021). AI and Society: Impacts of AI on Social Structures and Inequality. AI & Society, 36(3), 645-660.

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Il recente sviluppo della tecnologia Majorana 1 segna un importante progresso nel calcolo quantistico, aprendo nuove prospettive in diversi ambiti scientifici e tecnologici. Questo innovativo chip quantistico sfrutta le proprietà dei fermioni di Majorana, particelle ipotizzate dal fisico Ettore Majorana nel 1937, che si comportano come proprie antiparticelle. La loro peculiare natura ha attirato l’attenzione della comunità scientifica, poiché potrebbe rivoluzionare la costruzione dei qubit e migliorare la stabilità dei sistemi quantistici.

Nel contesto del calcolo quantistico, questa nuova generazione di tecnologie si distingue per l’uso di qubit topologici, meno soggetti agli errori derivanti dalla decoerenza quantistica. A differenza dei qubit convenzionali, che richiedono ambienti estremamente controllati e sono vulnerabili a disturbi esterni, i qubit topologici garantiscono una maggiore robustezza grazie alle loro proprietà intrinseche. Questo approccio potrebbe facilitare la costruzione di computer quantistici su larga scala, migliorando l’affidabilità e l’efficienza delle operazioni computazionali. Inoltre, la loro resistenza agli errori potrebbe accelerare la realizzazione di applicazioni pratiche nel campo della simulazione quantistica e dell'ottimizzazione complessa, aree in cui il calcolo classico mostra limiti significativi.

L’impiego di questi nuovi prodotti tecnologici si estende anche alla sicurezza informatica e alla crittografia quantistica. Le loro caratteristiche uniche consentono di sviluppare protocolli crittografici altamente sicuri, potenzialmente immuni agli attacchi dei futuri computer quantistici. Considerando l’evoluzione delle minacce informatiche, questa applicazione rappresenta un significativo progresso nella protezione dei dati sensibili. La creazione di reti di comunicazione quantistica basate su queste innovazioni potrebbe contribuire a costruire infrastrutture informatiche più sicure e affidabili, riducendo drasticamente il rischio di intercettazioni non autorizzate.

La fisica delle particelle potrebbe beneficiare di questi progressi, fornendo strumenti per confermare sperimentalmente l’esistenza dei fermioni di Majorana. La loro individuazione potrebbe rivoluzionare la comprensione della materia oscura e dei meccanismi fondamentali dell’universo, contribuendo alla risoluzione di alcune delle questioni più complesse della fisica teorica. Inoltre, esperimenti condotti con con queste tecnologie potrebbero favorire la scoperta di nuovi stati della materia e aprire strade inesplorate nella ricerca della supersimmetria e delle teorie del tutto.

Nel campo dell’elettronica e delle nanotecnologie, questi avanzamenti offrono opportunità per lo sviluppo di circuiti superconduttori avanzati. L’uso di fermioni di Majorana potrebbe portare alla creazione di dispositivi con minore dissipazione energetica e maggiore efficienza, trasformando il design dei componenti elettronici e migliorando le prestazioni di processori e memorie quantistiche. La capacità di manipolare stati quantistici in modo più stabile e prevedibile potrebbe tradursi in una nuova generazione di transistor quantistici, accelerando l’integrazione della computazione quantistica nei dispositivi consumer e industriali. L’applicazione di questa tecnologia nel settore energetico, in particolare nella fusione nucleare controllata, potrebbe favorire nuove strategie per la produzione e gestione dell’energia nucleare, con importanti implicazioni per la sostenibilità e la riduzione delle emissioni di gas serra.

Anche il settore medico potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione di queste tecnologie nei dispositivi di imaging quantistico. Sensori quantistici basati su questa tecnologia potrebbero migliorare la risoluzione delle immagini diagnostiche, facilitando l’individuazione precoce di patologie e offrendo strumenti innovativi per la ricerca biomedica. La maggiore sensibilità di questi dispositivi permetterebbe inoltre di rilevare segnali biologici con una precisione senza precedenti, ampliando le prospettive della medicina personalizzata. L’uso di queste innovazioni potrebbe inoltre accelerare lo sviluppo di nuovi biomarcatori per malattie neurodegenerative e oncologiche, fornendo strumenti avanzati per la diagnosi e il monitoraggio dei pazienti.

Ma l’impatto di questa tecnologia non si limiterà ai laboratori o ai centri di ricerca: il cittadino comune ne sperimenterà i benefici in modi concreti e trasformativi.

Nella vita di tutti i giorni, queste innovazioni potrebbero rendere i dispositivi elettronici più potenti e veloci, portando miglioramenti tangibili negli smartphone, nei computer personali e nei servizi cloud. La maggiore capacità di elaborazione renderà possibili applicazioni di intelligenza artificiale più avanzate e reattive, migliorando assistenti vocali, traduttori automatici e strumenti di analisi dati in tempo reale.

Anche le infrastrutture digitali ne trarranno vantaggio: le connessioni Internet potrebbero diventare più sicure grazie a protocolli di crittografia quantistica, proteggendo i dati sensibili di milioni di utenti. Il commercio online e i servizi finanziari potrebbero adottare sistemi basati su Majorana 1 per garantire transazioni più sicure e resilienti agli attacchi informatici, offrendo una maggiore protezione contro le frodi digitali.

Nel settore della sanità, i cittadini potrebbero beneficiare di diagnosi più rapide e accurate, con esami medici che forniranno risultati dettagliati in tempi più brevi. La capacità dei sistemi di intelligenza artificiale di analizzare dati sanitari con maggiore precisione potrebbe portare a cure più personalizzate ed efficaci, migliorando la qualità della vita delle persone.

In qualità di attori dell'ecosistema tecnologico, guardiamo con entusiasmo al potenziale trasformativo di queste innovazioni e alle loro implicazioni nei nostri ambiti di ricerca e sviluppo. L’integrazione tra computazione quantistica e intelligenza artificiale potrebbe aprire nuove “frontiere”, permettendoci di affrontare problemi di ottimizzazione su scala mai vista prima. Il dialogo tra hardware quantistico e sistemi di machine learning avanzati potrebbe dar vita a nuove architetture computazionali capaci di ridefinire il panorama dell'innovazione tecnologica.

L’impatto della sicurezza quantistica sulle infrastrutture digitali è un altro tema che ci sta particolarmente a cuore. La prospettiva di reti di comunicazione crittografate quantisticamente introduce scenari di sicurezza mai raggiunti finora, proteggendo dati e transazioni con protocolli praticamente inviolabili.

Guardando al futuro, crediamo che questi progressi rappresentino una svolta epocale nel settore tecnologico. L'attesa per le prossime fasi di sviluppo è carica di trepidazione: siamo davanti a un'opportunità unica per ridefinire i paradigmi dell’informatica e oltre. Con la continua evoluzione della ricerca e l’intersezione con altre tecnologie emergenti, il futuro del calcolo quantistico potrebbe assumere una dimensione completamente nuova, trasformando radicalmente il modo in cui concepiamo e utilizziamo la tecnologia.

Fonti

Nayak, C., Simon, S. H., Stern, A., Freedman, M., & Das Sarma, S. (2008). "Non-Abelian anyons and topological quantum computation." Reviews of Modern Physics, 80(3), 1083.

Kitaev, A. Y. (2003). "Fault-tolerant quantum computation by anyons." Annals of Physics, 303(1), 2-30.

Sarma, S. D., Freedman, M., & Nayak, C. (2015). "Majorana zero modes and topological quantum computation." npj Quantum Information, 1(1), 15001.

Alicea, J. (2012). "New directions in the pursuit of Majorana fermions in solid-state systems." Reports on Progress in Physics, 75(7), 076501.

Foto: Microsoft

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Nel panorama aziendale odierno, la trasformazione digitale non è più una scelta strategica ma una necessità fondamentale per competere, crescere e sopravvivere. Con l'evoluzione delle tecnologie digitali e il cambiamento delle aspettative dei clienti, ogni azienda deve ripensare i propri processi, modelli di business e strategie. Ma perché la trasformazione digitale è così cruciale?

Rispondere alle nuove aspettative dei clienti

I clienti moderni desiderano esperienze fluide, personalizzate e immediate. Dalle piattaforme di e-commerce ai servizi finanziari, le aziende che utilizzano strumenti digitali per comprendere e soddisfare le aspettative dei loro utenti hanno un vantaggio competitivo significativo.

Tecnologie come l'analisi dei dati consentono di comprendere meglio i comportamenti dei clienti, mentre l'intelligenza artificiale (AI) personalizza le interazioni, rendendole più efficaci e coinvolgenti.

Un esempio concreto è Amazon: non si limita a vendere prodotti, ma utilizza algoritmi avanzati per offrire raccomandazioni personalizzate e consegne rapide. Questo livello di servizio è possibile solo grazie a un’infrastruttura digitale avanzata.

Le aziende che non riescono a soddisfare queste aspettative rischiano di perdere clienti. Pensiamo a come molte banche tradizionali siano state superate da servizi fintech come Revolut o N26, che offrono un’esperienza bancaria interamente digitale e centrata sull’utente.

Un'esperienza che vale la pena menzionare viene dal gruppo retail italiano che Frontiere ha supportato. Con un mercato sempre più spostato verso l’online, la catena ha creato una piattaforma di e-commerce integrata con i negozi fisici. Grazie a un sistema CRM avanzato, i clienti ricevono promozioni personalizzate e consigli mirati. Questo approccio ha portato a un aumento del traffico online del 50% e a una fidelizzazione maggiore del 20%. Le sinergie tra canali hanno trasformato i negozi fisici in un valore aggiunto, dimostrando come la digitalizzazione migliori l'esperienza cliente.

Ottimizzare l’efficienza operativa

La digitalizzazione consente di automatizzare processi ripetitivi, migliorare l’efficienza e ridurre gli sprechi. Dalla gestione delle risorse umane alla logistica, ogni settore può trarre beneficio da sistemi più snelli e interconnessi.

L'uso di piattaforme collaborative e strumenti basati su cloud rende il lavoro più agile, permettendo ai team di accedere alle informazioni in tempo reale e di prendere decisioni più rapide e consapevoli.

Pensiamo alle aziende di logistica come DHL, che utilizza sistemi di tracciamento basati su IoT per monitorare in tempo reale i pacchi e ottimizzare le rotte di consegna.

Un altro caso è quello delle aziende manifatturiere che adottano sistemi di automazione robotica per ridurre i costi di produzione e aumentare la precisione. Tesla, ad esempio, ha implementato fabbriche altamente automatizzate per accelerare la produzione di veicoli elettrici senza compromettere la qualità.

Nella nostra esperienza, una storia emblematica e di successo riguarda un'azienda manifatturiera italiana con 50 anni di storia. Frontiere ha implementato un sistema gestionale per automatizzare i processi, strumenti di analisi predittiva per monitorare le prestazioni in tempo reale e una piattaforma online per vendite dirette. Questi interventi hanno ridotto i tempi di produzione del 30% e gli sprechi del 20%, portando l'azienda a una posizione competitiva nel settore automotive.

Innovare per rimanere rilevanti

Le aziende che non abbracciano l'innovazione rischiano di perdere terreno rispetto ai concorrenti. La trasformazione digitale non si limita a migliorare ciò che già esiste: permette di creare nuovi modelli di business, prodotti e servizi che prima erano impossibili.

Pensiamo all'adozione di tecnologie come l'Internet of Things (IoT) o la blockchain, che stanno rivoluzionando settori come la produzione, la logistica e la finanza.

Tornando al caso del gruppo retail: la creazione di un’esperienza omnicanale ha permesso di rispondere ai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori, trasformando una sfida in un’opportunità di crescita.

Similmente, Spotify ha rivoluzionato l’industria musicale, passando dalla vendita di album fisici a un modello di abbonamento basato sullo streaming. Airbnb ha reinventato il settore dell’ospitalità, offrendo una piattaforma digitale per connettere proprietari e viaggiatori.

Queste aziende non si sono limitate a migliorare i modelli esistenti, ma hanno trasformato interi settori, creando nuove opportunità di mercato.

Prepararsi alle crisi e alle discontinuità

Se la recente pandemia ha insegnato qualcosa, è che la resilienza è fondamentale. Le aziende che avevano già investito nel digitale - come Zoom - sono state in grado di adattarsi rapidamente, continuando a operare in modalità remote o modificando i loro modelli di business per soddisfare le nuove esigenze del mercato.

In settori più tradizionali un ottimo esempio è McDonald's, che ha rapidamente adattato i suoi servizi implementando sistemi di ordine online e consegna a domicilio tramite app durante il lockdown. Queste scelte hanno permesso all'azienda di mantenere il flusso di entrate nonostante le chiusure dei ristoranti fisici.

La trasformazione digitale offre strumenti per affrontare l'incertezza e rispondere rapidamente ai cambiamenti, costruendo organizzazioni più forti e flessibili.

Il gruppo retail supportato da Frontiere ha implementato un sistema di ordine online e ritiro in negozio, garantendo continuità operativa durante il lockdown. Questo approccio non solo ha mantenuto il fatturato, ma ha rafforzato la relazione con i clienti, dimostrando come la digitalizzazione sia cruciale per affrontare le crisi.

Decisioni data-driven

In un mondo sempre più complesso, l'intuizione non è più sufficiente. Le decisioni aziendali devono essere basate sui dati. Strumenti di analisi avanzati permettono di estrarre informazioni utili, identificare tendenze e prevedere scenari futuri.

Un esempio lampante è Netflix, che utilizza i dati degli utenti per personalizzare i contenuti suggeriti, e persino per sviluppare nuove produzioni originali. La serie "House of Cards", infatti, è nata da un’analisi dei dati che ha identificato una forte domanda di thriller politici tra gli utenti.

Anche nel settore della moda, Zara utilizza i dati di vendita in tempo reale per adattare rapidamente le sue collezioni alle preferenze dei consumatori, riducendo al minimo l'inventario in eccesso e massimizzando le vendite.

Nel caso dell’azienda manifatturiera menzionata in precedenza, l’introduzione di strumenti di analisi predittiva ha migliorato la pianificazione, riducendo sprechi e aumentando l'efficienza operativa. Questo approccio data-driven ha dato all’azienda la capacità di rispondere tempestivamente alle dinamiche del mercato globale.

Un'azienda data-driven non solo riduce i rischi ma aumenta anche la capacità di cogliere opportunità in modo tempestivo.

La cultura aziendale come motore del cambiamento

La trasformazione digitale non riguarda solo la tecnologia, ma anche le persone. Una cultura aziendale che promuove la sperimentazione, l’apprendimento continuo e la collaborazione è essenziale per il successo.

Microsoft ha reinventato la propria cultura sotto la guida di Satya Nadella, passando da un approccio competitivo interno a uno collaborativo e orientato all’innovazione.

Un altro caso è quello di Lego, che ha integrato una cultura di sperimentazione e ascolto del cliente, rilanciando il marchio con nuove linee di prodotti e piattaforme digitali, come Lego Ideas, dove i fan possono proporre nuovi set e collaborare con l'azienda.

Frontiere ha dimostrato quanto sia importante mettere le persone al centro durante il suo intervento nella manifattura italiana. I workshop formativi hanno trasformato la paura dei dipendenti in entusiasmo, mostrando che il cambiamento non è una minaccia, ma un’opportunità per migliorare.

L'adozione del digitale richiede un cambiamento di mentalità a tutti i livelli dell'organizzazione, dai vertici ai team operativi. Investire nella formazione e nello sviluppo del talento è cruciale per garantire che tutti i dipendenti siano pronti a cogliere le opportunità del digitale.

Conclusione: una strada obbligata per il futuro

La trasformazione digitale è il ponte verso il futuro. Non è solo una questione di competere meglio, ma di sopravvivere in un mondo in costante evoluzione. Investire nel digitale oggi significa costruire un’organizzazione capace di affrontare le sfide di domani con agilità, creatività e resilienza.

Le aziende che abbracciano questa trasformazione non solo si adattano, ma prosperano, diventando leader nei loro settori. Non è mai troppo tardi per iniziare il viaggio digitale, ma ogni giorno di ritardo potrebbe significare una distanza maggiore dai leader del mercato.

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Affrontare la trasformazione digitale non significa semplicemente adottare nuove tecnologie, ma ripensare profondamente il funzionamento delle organizzazioni. Questo processo coinvolge persone, cultura e strategie, integrandole in una visione d’insieme coerente.

La trasformazione digitale non è un esercizio tecnico, ma un percorso che richiede flessibilità e capacità di adattamento. Ogni scelta tecnologica deve essere allineata agli obiettivi aziendali, mantenendo al centro valori come sostenibilità ed etica. Questo approccio non solo consente di affrontare le sfide del presente, ma prepara le aziende a prosperare nel futuro.

Frontiere: un approccio umano e trasparente

Il nostro obiettivo non è fornire semplicemente soluzioni tecnologiche, ma aiutare le aziende a trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità. Ci piace lavorare fianco a fianco con le imprese, ascoltare le loro esigenze e accompagnarle in un percorso che abbia un impatto concreto sul loro modo di operare.

Un aspetto centrale del nostro lavoro è la trasparenza. Ogni passaggio, decisione e sviluppo viene condiviso: vogliamo che chi collabora con noi mantenga piena autonomia e controllo sulle soluzioni che implementiamo insieme. Questo approccio nasce dalla convinzione che il vero cambiamento si costruisca su relazioni di fiducia, non su vincoli o dipendenze.

Le persone sono sempre al centro. Per noi, innovare significa trovare soluzioni che siano non solo funzionali, ma anche accessibili e rispettose delle esigenze di chi le utilizza. È un processo che bilancia efficienza e sensibilità, tecnologia e identità. L’obiettivo non è solo migliorare, ma farlo senza perdere di vista il contesto umano che ogni innovazione deve servire.

Guardare oltre: un futuro digitale consapevole

La tecnologia è uno strumento potente, ma non è un fine. Guardiamo al digitale come a un'opportunità per superare limiti e confini, aprendo nuove strade sia per le imprese che per la società. Ogni progetto è pensato per essere utile, sostenibile ed etico, perché crediamo che il progresso abbia senso solo se contribuisce a migliorare la vita delle persone.

Non si tratta solo di innovare, ma di farlo in modo responsabile. Vogliamo che le nostre soluzioni abbiano un impatto positivo, non solo per chi le adotta, ma per tutto l’ecosistema in cui operano. È questa la nostra idea di futuro digitale: uno spazio che offre possibilità reali, senza perdere di vista i valori fondamentali.

Una delle esperienze che ci hanno ispirato

Ricordiamo una collaborazione avvenuta pochi anni fa, subito prima del periodo COVID, con una piccola azienda manifatturiera che stava affrontando le sfide della digitalizzazione. L’obiettivo iniziale era ottimizzare i processi produttivi con nuove tecnologie, ma ciò che emerse durante i primi incontri fu una realtà più complessa: i dipendenti avevano timore di perdere il loro ruolo a causa dell’automazione.

Ci siamo resi conto che non bastava introdurre strumenti innovativi. Era necessario costruire un percorso di fiducia e formazione. Insieme all’azienda, abbiamo organizzato workshop per spiegare il valore delle nuove soluzioni e dimostrare come queste potessero migliorare il lavoro di tutti, non sostituirlo. È stato straordinario vedere come, gradualmente, l’entusiasmo abbia preso il posto della paura.

Oggi, quell’azienda non solo utilizza con successo nuove tecnologie, ma ha anche una squadra di dipendenti più motivata e partecipe. Questo episodio ci ricorda ogni giorno quanto sia importante mettere le persone al centro, perché è da lì che nasce il vero cambiamento.

Conclusioni

La trasformazione digitale non è mai un percorso semplice, ma può essere un’occasione per costruire qualcosa di significativo. Noi di Frontiere vogliamo essere un alleato in questo viaggio: non un semplice fornitore, ma un compagno di strada con cui condividere idee, sfide e risultati.

Il futuro non si inventa da soli, ma insieme. Siamo qui per farlo accadere.

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Nel cuore pulsante dell'interazione tra arte e tecnologia, Re:Humanism si posiziona come un progetto pionieristico, esplorando l'impatto dell'intelligenza artificiale (IA) nel mondo dell'arte contemporanea. Fondato nel 2018, questo premio biennale non si limita a celebrare il potenziale creativo delle nuove tecnologie, ma si impegna anche in una riflessione profonda su questioni etiche, sociali e culturali che esse sollevano.

Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Daniela Cotimbo, storica dell'arte e curatrice, che ci ha accompagnato attraverso la genesi, l'evoluzione e il futuro di Re:Humanism. Di seguito riportiamo l'intervista integrale, in cui Daniela condivide la visione, i momenti salienti delle passate edizioni e le sfide che attendono il prossimo capitolo di questa iniziativa unica.

"Re:Humanism unisce arte e intelligenza artificiale in un dialogo unico. Qual è stata l'idea iniziale dietro il progetto e come si è evoluto nel tempo?"

Re:humanism è nato nel 2018 dall’incontro tra me - che sono una storica dell’arte e curatrice - e Alfredo Adamo, oggi CEO di Frontiere, con l’intento di offrire spunti di riflessione sul tema dell’avanzamento tecnoscientifico, con particolare riferimento all’intelligenza artificiale. La prima edizione del premio è stata un successo, con grande partecipazione di artistз e pubblico, e con riflessioni di rilievo. Questo ci ha spinti ad andare avanti, traducendo il premio in un appuntamento biennale e dando vita ad un’associazione culturale. Oggi Re:humanism cerca di portare avanti i suoi temi anche nell’intermezzo tra un’edizione e l’altra del premio, mediante attività come mostre, spettacoli, dibattiti, workshop e la produzione di pubblicazioni.

"Guardando alle edizioni precedenti del Re:Humanism Art Prize, quali sono stati i progetti o le opere che ti hanno colpito di più e perché? In che modo queste opere hanno incarnato lo spirito del premio?"

Faccio sempre fatica a estrapolare dei progetti da un complesso in cui ogni opera è stata scelta e ha valorizzato gli scopi dell’iniziativa quindi risponderò a questa domanda citando giusto dei progetti che si sono contraddistinti perché sono stati il seme per creare nuovi sguardi e collaborazioni. 

Nella prima edizione, mi viene in mente Adversarial feelings di Lorem, un progetto che già nel 2018-2019 sperimentava con le reti neurali generative al fine di testare la compresenza di stati emozionali anche lontani tra loro sotto forma di flussi audiovisivi. Era il primo progetto di Lorem, oggi artista affermato di fama internazionale, con le AI e - a partire da quello scambio - sono nate ulteriori collaborazioni che porteranno ad esempio alla realizzazione di una pubblicazione comune con la sua casa editrice Krisis Publishing

La seconda edizione è stata molto particolare, nata nell’immediato periodo post-pandemico e dunque molto legata ai temi del nostro rapporto con la natura e le altre specie viventi. Molti sono stati i progetti interessanti su questo tema ma sempre per lo stesso principio di prima cito Epitaphs for the Human Artist di Numero Cromatico. Un progetto realizzato da un centro di ricerca multidisciplinare nell’ambito della neuroestetica con cui molte volte ci siamo trovati a condividere momenti di ricerca critica e teorica sul rapporto tra AI e percezione estetica. Il loro progetto consisteva in una installazione e in una pubblicazione che raccoglieva le poesie generate tramite una rete neurale addestrata alla generazione di epitaffi, vere e proprie forme poetiche. Il risultato veniva presentato in associazione con uno studio sui colori primari, associando il potere evocativo di quelle forme poetiche “aliene” con quello dei colori con i quali le parole erano evidenziate. 

Infine per la terza edizione citerei Ai Love, Ghosts and Uncanny Valleys <3 . I Broke up with my Ai and will never download them again, un progetto di Mara Oscar Cassiani, che rifletteva in modo eloquente sulle relazioni tossiche che si generano sul web grazie all’intermediazione di piattaforme social, chatbot affettivi e alla possibilità di creare avatar personalizzati con i quali intraprendere una relazione. Mara ha presentato questo progetto in maniera molto originale, con un’installazione partecipativa in cui ci si poteva sedere su un prato finto e abbracciare i cuscini che ritraevano gli avatar sessualizzatз e poi dismessз o dimenticatз una volta che l’utente ne aveva perso interesse. Dietro il gioco e la provocazione si celava una ricerca molto seria che l’ha portata a sviluppare una piattaforma open source dove condivide risorse utili per difendersi dagli abusi su web e piattaforme.

Questi sono solo tre dei tantissimi progetti che nel corso del premio e non solo hanno arricchito la nostra esperienza. Alcuni sono visibili all’interno della collezione che Frontiere ospita nella sua sede a Roma.

"Il Re:Humanism Art Prize invita artisti contemporanei a confrontarsi con temi legati all'IA. Raccontaci cosa succederà quest'anno. A quale tematica si ispira il Premio per il 2025? Quali sono i criteri principali nella selezione delle opere e che tipo di dialogo volete stimolare con il pubblico attraverso queste creazioni? Dove, come e quando sarà possibile visionare le opere selezionate?"

Rispetto agli anni passati, questa edizione di Re:humanism sarà un po’ più specifica nell’andare ad indagare alcune delle problematiche che ruotano intorno ai nuovi modelli di intelligenza artificiale, i cosiddetti LLM. Lз artistз saranno invitatз ad interrogarsi sul loro potenziale creativo, su come è possibile un utilizzo dell’AI in chiave femminista e decoloniale e che sappia guardare al tema della sostenibilità.

Una bella sfida che secondo noi viene di pari passo con la diffusione di nuovi mezzi che permettono a tuttз di testare potenzialità e pericoli di questa tecnologia. Il processo di selezione sarà sempre il medesimo: una giuria mista composta da esperti di arte contemporanea, media art e tecnologie avanzate che attribuiranno dei punteggi di valutazione che riguardano la qualità della proposta, la solidità del progetto e dell’artista, l’originalità e la sensibilità del tema.

Ci saranno anche delle novità sui premi che non possiamo ancora annunciare. Possiamo però già dire che la mostra sarà ospitata dalla Fondazione Pastificio Cerere e si terrà nel mese di giugno 2025.

"In che modo l'intelligenza artificiale sta ridefinendo il ruolo dell'artista e il processo creativo? Quali sfide e opportunità intravedi per il futuro dell'arte in relazione alla tecnologia?"

Le sfide le vedo un po’ per tuttз, l’arte semmai la vedo come una possibilità per affrontarle! Sono molto dura sul discorso che appassiona tantз, ossia l’interferenza tra artista autorз e intelligenza artificiale creatrice.

Sicuramente l’AI sta cambiando i modi di pensare e produrre opere d’arte e questo - come sempre quando una tecnologia nuova salta fuori - è un bene e un male. In questo caso possiamo parlare di benefici, in quanto l’AI estende le potenzialità espressive anche a chi magari non è propriamente a suo agio con un mezzo visivo e digitale.

D’altro canto spesso ci si dimentica che dietro la magia del prompt si cela un processo di apprendimento e poi di generazione che funziona secondo dinamiche autonome, sicuramente ricorsive e che spesso presentano bias, errori e altre forme disfunzionali. Non accontentarsi dei risultati, e saperli osservare criticamente è sicuramente alla base di un corretto utilizzo dell’AI in campo artistico, e questo è l’invito che facciamo a tuttз lз artistз.

Altra cosa importante, proprio la riflessione sull’AI mi ha insegnato che il futuro che più mi interessa non è quello che posso prevedere ma quello che posso costruire.

"Il progetto Re:Humanism affronta temi etici e sociali legati all'IA. Quali sono le implicazioni più urgenti che, secondo te, l'arte può aiutarci a comprendere meglio?"

Siamo in un epoca abbastanza oscura, in cui la disinformazione e le echo chambers stanno portando ad una polarizzazione e radicalizzazione delle opinioni sempre più evidente.

Tutto questo fonda le sue radici su un passato ingombrante di discriminazioni, che per anni hanno investito le tecnologie. Il progresso tecnoscientifico non è neutrale, è fatto di persone che progettano e che spesso lo fanno da un punto di vista asimmetrico in termini di prospettive e obiettivi.

Nonostante alcune questioni relative all’AI non siano nuove, ancora oggi essa ci presenta problemi di discriminazione nei confronti di donne, persone non conformi, di etnie e provenienze sociali differenti - che diventano ancora più pericolose nella misura in cui non siamo in grado di ricostruirne più i pregressi.

Le nuove interfacce avanzate dei LLM ci permettono - con il linguaggio naturale - di ottenere contenuti di diversa forma, sempre più sofisticati e tra l’altro sempre più realistici.

Il problema sarà quando questi strumenti verranno integrati a pieno titolo nei motori di ricerca, andando ad escludere totalmente risultati non ricorrenti ma in grado di garantire la diversità culturale. 

Sappiamo inoltre che tutte le big tech che si erano ripromesse di rispettare gli obiettivi della sostenibilità in relazione al dispendio energetico, di risorse e alle emissioni di CO2, non stanno riuscendo a perseguire tale scopo proprio a causa dell’intelligenza artificiale. 

Urge quindi chiederci come progettare tecnologie che non mettano a repentaglio ulteriormente la salute e il benessere del nostro pianeta e che anzi offrano soluzioni utili a contrastare gli effetti dei danni già arrecati. 

Come può aiutarci l’arte? Lз artistз non hanno mai smesso di interrogarsi su questi temi, anche se oggi si chiede loro una maggiore attenzione al contesto che lз circonda. Le tecnologie avanzate rappresentano vere e proprie forme di linguaggio alla base della nostra esperienza, e così anche i grandi temi come il tempo, lo spazio, l’intimità, le relazioni, la memoria, sono mutati in funzione di queste scoperte. Lз artistз possono amplificare questo sguardo perché hanno la capacità di andare al cuore delle questioni e rovesciare le prospettive, e spesso sono anche dellз ottimз inventorз.

L'importanza di un dialogo continuo

Re:Humanism non è solo un premio, ma una piattaforma per interrogarsi sulle potenzialità e i limiti dell'intelligenza artificiale, attraverso la lente critica dell'arte contemporanea. Le sfide affrontate dallз artistз non riguardano solo la sperimentazione creativa, ma anche la necessità di costruire un futuro tecnologico più inclusivo, sostenibile e consapevole.

Per scoprire di più su Re:Humanism e sull'edizione 2025, seguite il nostro blog e i canali ufficiali del progetto. Restate connessi per esplorare come l'arte e la tecnologia possano unire le forze per ridefinire la nostra percezione del mondo.

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La trasformazione digitale è uno dei temi più discussi dell'epoca contemporanea, un fenomeno che ha attraversato decenni di evoluzione concettuale. Dai primi tentativi di digitalizzazione negli anni '60, passando per l'era del web 2.0, fino all'attuale adozione massiva di tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale e la blockchain, i pilastri che guidano questa trasformazione si sono adattati e ampliati per rispondere alle esigenze mutevoli delle organizzazioni.

Questo articolo esplora, da una parte, la cronistoria dei pilastri della trasformazione digitale, analizzando come sono cambiati nel tempo e quali teorie hanno influenzato il loro sviluppo. Dall’altra, approfondisce i pilastri che oggi consideriamo fondamentali per guidare con successo questo processo.

Cronistoria dei pilastri della Trasformazione Digitale

Anni '60-'70: digitalizzazione delle operazioni di base

Negli anni '60 e '70, la trasformazione digitale è sinonimo di automazione e informatizzazione dei processi aziendali di base. Le aziende iniziano a sostituire i registri cartacei con sistemi informatici, spesso basati su grandi mainframe.

Un esempio emblematico è l’IBM System/360, lanciato nel 1964, che permise alle imprese di standardizzare i loro processi digitali su scala. In questa fase, i "pilastri" sono principalmente due:

Frederick P. Brooks Jr., nel suo celebre libro The Mythical Man-Month (1975), evidenzia quanto fosse complesso gestire progetti tecnologici di larga scala, gettando le basi per una gestione più consapevole delle trasformazioni digitali.

Anni '90: Internet e i modelli digitali

L’avvento di Internet negli anni '90 porta una nuova ondata di innovazione. Per la prima volta, la digitalizzazione non si limita ai processi interni, ma coinvolge anche l’interazione con clienti e partner. I pilastri chiave di questo periodo sono:

Clayton Christensen, con la teoria della "disruption" in The Innovator’s Dilemma (1997), sottolinea l’importanza di adottare tecnologie innovative per non essere sopraffatti dai nuovi attori del mercato.

Anni 2000: mobilità e cloud computing

Con l’arrivo degli smartphone e delle tecnologie cloud, i pilastri della trasformazione digitale si arricchiscono ulteriormente:

Nel libro Does IT Matter? (2003), Nicholas Carr solleva la questione di come le tecnologie informatiche potessero perdere il loro valore strategico se non implementate in modo distintivo, evidenziando l'importanza della personalizzazione.

Dal 2010 a oggi: dati e Intelligenza Artificiale

Negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata sull’utilizzo strategico dei dati e delle tecnologie emergenti:

Secondo McKinsey, solo il 30% delle trasformazioni digitali riesce a ottenere risultati tangibili, evidenziando l'importanza di una visione strategica chiara e di pilastri ben definiti.

I Pilastri della Trasformazione Digitale Oggi

1. Leadership e strategia

La trasformazione digitale non può avvenire senza una guida forte e una strategia ben definita. I leader devono essere in grado di identificare le opportunità offerte dal digitale e tradurle in obiettivi aziendali concreti.

Un esempio interessante è quello di Starbucks, che sotto la guida di Kevin Johnson ha introdotto una strategia di digitalizzazione che integra app mobile, pagamenti digitali e personalizzazione basata su dati, rafforzando l'esperienza cliente e aumentando la fidelizzazione.

2. Talento e cultura aziendale

Le persone sono il cuore della trasformazione digitale. Una cultura che promuove l’apprendimento continuo, la collaborazione e l’apertura al cambiamento è cruciale.
Secondo uno studio di Deloitte, le aziende che investono nella formazione dei dipendenti hanno il 37% di probabilità in più di completare con successo la trasformazione digitale.

Prendiamo il caso di Adobe, che ha trasformato il suo modello di business passando da licenze software tradizionali a un sistema basato su abbonamenti cloud. Questo cambiamento è stato accompagnato da un grande investimento nella formazione dei dipendenti e nella costruzione di una cultura orientata al cliente.

3. Dati e Intelligenza Artificiale

I dati sono il fulcro delle decisioni strategiche moderne. Le aziende che riescono a integrare strumenti di analisi avanzata e intelligenza artificiale possono anticipare le tendenze di mercato e rispondere in modo più efficace alle esigenze dei clienti.
Un esempio significativo è Heineken, che utilizza l’analisi dei dati per ottimizzare le campagne pubblicitarie e la logistica, migliorando la distribuzione dei prodotti in base alla domanda locale.

4. Agilità e innovazione

La capacità di adattarsi rapidamente è una delle qualità più importanti per le aziende moderne. Le metodologie agili, unite al design thinking, consentono di sperimentare nuove idee e soluzioni con tempi di sviluppo ridotti.
Ad esempio, Tesla adotta un approccio agile per introdurre innovazioni nei suoi veicoli in tempi record, superando spesso i concorrenti tradizionali.

5. Sostenibilità e impatto sociale

Oggi, la sostenibilità è un pilastro imprescindibile della trasformazione digitale. Le aziende non possono ignorare l’impatto ambientale e sociale delle loro operazioni.
Patagonia è un esempio virtuoso: utilizza tecnologie digitali per ottimizzare la supply chain e ridurre gli sprechi, dimostrando come innovazione e sostenibilità possano andare di pari passo. Un altro esempio virtuoso è IKEA, che ha investito in tecnologie per ottimizzare la gestione dell’energia nei propri negozi e migliorare la tracciabilità dei materiali, garantendo un ciclo di vita più sostenibile per i prodotti.

Conclusioni

La trasformazione digitale è un viaggio continuo, guidato da pilastri che si sono evoluti nel tempo per rispondere alle sfide di ogni epoca. Dalla semplice automazione operativa degli anni '60, siamo passati a un ecosistema complesso che integra dati, intelligenza artificiale, leadership visionaria e sostenibilità.

Nel presente, i pilastri della trasformazione digitale non riguardano solo la tecnologia, ma un approccio olistico che mette al centro le persone, i processi e l’impatto sociale. Le aziende che riescono a padroneggiare questi elementi non solo sopravvivono, ma prosperano in un mondo in continua evoluzione.

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In un contesto aziendale in rapida evoluzione, affrontare le sfide della trasformazione digitale richiede una strategia chiara e un metodo strutturato. Frontiere ha sviluppato un approccio in tre fasi — Assessment, Pianificazione Strategica ed Esecuzione — che non solo permette di gestire efficacemente le complessità del cambiamento, ma si allinea alle migliori pratiche globali nel campo della consulenza e della trasformazione aziendale. Questo approccio non è solo una dichiarazione di intenti, ma un processo validato anche da studi accademici e di mercato che ne confermano l’efficacia.

1. Assessment: La centralità di un’analisi preliminare accurata

Ogni percorso di trasformazione comincia con un’analisi approfondita dell’organizzazione. L’obiettivo è mappare flussi di lavoro, analizzare i sistemi esistenti e identificare le opportunità di miglioramento. Questa fase, spesso sottovalutata, rappresenta il fondamento su cui costruire il successo di ogni intervento strategico.

Secondo il report "The Key to Digital Transformation Success" di McKinsey, un’analisi iniziale dettagliata consente alle aziende di stabilire un punto di partenza chiaro, evidenziando le lacune da colmare e le aree di eccellenza su cui fare leva. Allo stesso modo, Gartner, nel suo "Digital Transformation Playbook", sottolinea che le aziende che conducono un assessment rigoroso vedono un aumento del 35% nella probabilità di raggiungere risultati concreti rispetto a quelle che trascurano questa fase.

Le persone sono sempre al centro. Per noi, innovare significa trovare soluzioni che siano non solo funzionali, ma anche accessibili e rispettose delle esigenze di chi le utilizza. È un processo che bilancia efficienza e sensibilità, tecnologia e identità. L’obiettivo non è solo migliorare, ma farlo senza perdere di vista il contesto umano che ogni innovazione deve servire.

Il nostro approccio si fonda proprio su questo principio: analizzare, comprendere e mappare le dinamiche interne, evitando interventi generici o non calibrati sulle esigenze specifiche del cliente.

2. Pianificazione strategica: disegnare una roadmap personalizzata

Una volta conclusa la fase di assessment, è il momento di dedicarsi alla definizione di una roadmap strategica, focalizzata su obiettivi concreti e soluzioni personalizzate. Questo non significa semplicemente proporre tecnologie, ma integrare processi operativi e obiettivi aziendali in un piano che sia realizzabile e sostenibile.

Il contributo accademico in questo ambito è ampio: Harvard Business Review, nell’articolo "Why Strategy Execution Unravels—and What to Do About It", afferma che la definizione di priorità chiare e di un piano ben strutturato è essenziale per superare le difficoltà operative e garantire il successo. Inoltre, il report "The Nine Elements of Digital Transformation" del MIT Sloan Management Review evidenzia che una roadmap strategica consente alle aziende di ottimizzare le risorse e mitigare i rischi.

Frontiere traduce queste best practice in risultati tangibili, proponendo strategie che vanno oltre le teorie astratte. Per esempio, in un recente intervento con un’azienda manifatturiera italiana, l’implementazione di un piano strategico ha portato alla riduzione dei tempi di produzione del 30% e al miglioramento dell’efficienza operativa grazie a soluzioni di automazione e analisi predittiva.

3. Esecuzione: dall’idea all’impatto concreto

La fase di esecuzione rappresenta il momento critico in cui le strategie pianificate vengono messe in pratica. Frontiere si distingue per un approccio pragmatico, che non si limita alla teoria ma punta a ottenere risultati misurabili, garantendo che ogni raccomandazione sia applicata in modo efficace e sostenibile.

PwC, nel suo studio "Success Factors in Digital Transformation Projects", afferma che l’implementazione è il passaggio più cruciale della trasformazione digitale. La capacità di eseguire efficacemente una strategia definisce il confine tra successo e fallimento. Allo stesso modo, Accenture, nella ricerca "Getting Unstuck: Breaking Through the Barriers to Transformation Success", sottolinea che l’attenzione all’impatto misurabile è ciò che distingue i progetti di trasformazione di successo.

Un esempio pratico dell’efficacia dell’esecuzione di Frontiere è rappresentato dal caso di una catena di negozi al dettaglio in Italia, che ha visto aumentare il traffico sul proprio e-commerce del 50%, e del 35% gli ordini online effettuati con ritiro in negozio, grazie a una sinergia tra i canali fisici e digitali.

Un approccio convalidato dalle migliori pratiche globali

L’approccio strutturato in tre fasi che abbiamo illustrato è pienamente allineato con le metodologie adottate da leader globali come Amazon Web Services (AWS) e Deloitte, che utilizzano modelli simili per guidare la trasformazione aziendale. AWS, ad esempio, segue un framework articolato in Assess, Mobilize, Execute, che rispecchia il nostro processo, mentre Deloitte propone un modello basato su analisi, pianificazione strategica e implementazione.

Questi paralleli evidenziano che l’approccio di Frontiere non è solo innovativo, ma anche in linea con le migliori pratiche accettate a livello globale, rafforzando la validità delle sue proposte e il valore che porta ai propri clienti.

Ciò che ci differenzia da questi giganti è la sua struttura agile, che consente di rispondere in modo più efficace, flessibile e prestante alle esigenze specifiche dei clienti. Questa agilità permette di ridurre i tempi di risposta, personalizzare ulteriormente le soluzioni e mantenere un contatto costante con le aziende, garantendo risultati che rispondono realmente alle loro necessità.

Conclusioni: creare valore attraverso un metodo collaudato

L’approccio descritto finora non è solo un metodo operativo, ma un percorso strutturato e orientato ai risultati, progettato per affrontare le sfide della trasformazione digitale con precisione e visione. La combinazione di assessment accurato, pianificazione strategica personalizzata ed esecuzione efficace garantisce che le aziende possano non solo adattarsi al cambiamento, ma prosperare in un contesto in continua evoluzione.

Grazie al supporto di evidenze accademiche e di mercato, è chiaro che questo metodo non rappresenta solo un’opzione, ma una necessità per chi vuole costruire il proprio successo su basi solide e sostenibili. Con un approccio mirato e comprovato, la nostra organizzazione si pone come partner di fiducia per guidare le organizzazioni verso il futuro.

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Nel contesto di rapida evoluzione dell'Intelligenza Artificiale (IA), il 2024 segna un momento cruciale per la governance di questa tecnologia rivoluzionaria. L’annuncio del lancio di Huderia, uno strumento innovativo per la valutazione del rischio e dell'impatto dei sistemi di IA, riflette l'impegno del Comitato sull'Intelligenza Artificiale (CAI) del Consiglio d'Europa verso una regolamentazione responsabile e trasparente.

Cos'è Huderia?

Huderia, presentato ufficialmente l'11 dicembre 2024, è uno strumento progettato per guidare governi, aziende e organizzazioni nella valutazione dei rischi associati all'uso di sistemi di IA. Questo framework si basa sui principi fondamentali della Convenzione quadro sull'IA, adottata dal Consiglio d'Europa nel maggio 2024, che sottolinea l'importanza di garantire che l'IA sia sviluppata e utilizzata nel rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.

Huderia rappresenta un approccio sistematico per:

Perché Huderia è importante?

L'introduzione di Huderia è un passo avanti significativo verso una governance dell'IA più robusta e inclusiva. In un contesto globale in cui la tecnologia è spesso implementata senza un'adeguata supervisione, Huderia offre un quadro strutturato per mitigare i rischi e massimizzare i benefici dell'IA.

Alcuni punti chiave dell'importanza di Huderia:

  1. Protezione dei diritti umani: Huderia pone al centro i diritti fondamentali, cercando di prevenire discriminazioni, violazioni della privacy e altri impatti negativi.
  2. Promozione della fiducia: Offrendo una guida chiara e trasparente, Huderia aiuta a costruire fiducia tra cittadini, istituzioni e sviluppatori di IA.
  3. Allineamento con i valori europei: Lo strumento riflette l'impegno dell'Europa verso un'innovazione responsabile, basata su principi etici e normativi.

Il Ruolo del CAI nel 2024

Il lancio di Huderia non è che uno dei molti traguardi raggiunti dal Comitato sull'Intelligenza Artificiale nel corso dell'anno. Sotto la guida del Consiglio d'Europa, il CAI ha lavorato su diversi fronti per garantire una governance efficace dell'IA, come l’adozione della Convenzione quadro sull'IA, che stabilisce i principi e le linee guida per gli Stati membri, promuovendo una regolamentazione armonizzata e orientata ai diritti; la promozione della cooperazione internazionale, facilitando il dialogo tra governi, organizzazioni internazionali e aziende tecnologiche per affrontare le sfide globali dell'IA; o sviluppo di strumenti pratici, supportando - oltre a Huderia - la creazione di linee guida operative e framework di implementazione per aiutare gli Stati membri a rispettare la convenzione; e la parte legata a sensibilizzazione e formazione: il comitato - infatti - ha promosso iniziative per educare i cittadini e i professionisti sui rischi e le opportunità dell'IA.

Il nostro contributo: Frontiere e la visione condivisa

Come team di Frontiere, abbiamo seguito con interesse e partecipazione il lavoro del CAI, riconoscendo in Huderia un approccio che risuona profondamente con la nostra visione, centrale anche alle associazioni di cui siamo co-protagonisti: Re:Humanism e Sloweb. Come realtà impegnata nello sviluppo di soluzioni tecnologiche responsabili, condividiamo con il CAI l'obiettivo di bilanciare innovazione e rispetto per i diritti umani.

Huderia ci ispira a continuare a sviluppare strumenti e framework che integrino principi etici, sostenibilità e trasparenza. Crediamo che il nostro approccio basato sull’identificazione dei rischi e la promozione della fiducia nei processi decisionali completi il quadro delineato dal CAI.

La nostra visione è costruire un futuro in cui i benefici dell'IA siano equamente distribuiti e accessibili a tutti, contribuendo a colmare il divario digitale e affrontando le sfide etiche e sociali poste dalla tecnologia. La collaborazione con realtà istituzionali e private è essenziale per realizzare questa visione, in modo che la tecnologia rimanga un motore di progresso equo e sostenibile.

Guardando al futuro

Huderia rappresenta un punto di svolta nella governance dell'IA, e siamo orgogliosi di essere parte di questo dialogo globale. Come parte del movimento verso una tecnologia etica e sostenibile, siamo ansiosi di vedere come Huderia influenzerà il lavoro degli stakeholder globali e quali saranno i prossimi passi nel percorso verso una governance dell'IA più responsabile e inclusiva. Come Frontiere, continueremo a osservare con attenzione questi sviluppi, contribuendo con il nostro approccio e la nostra visione al dialogo globale sulla tecnologia etica e sostenibile.

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Un recente video su TikTok ha catturato la mia attenzione: il celebre cantante Robbie Williams, seduto tranquillamente su una panchina, osservava indisturbato i passanti. Questa scena, apparentemente banale, mi ha riportato alla mente un esperimento sociale condotto nel 2007, che offre preziose riflessioni sul management moderno.

L'esperimento "Pearls Before Breakfast"

L'esperimento "Pearls Before Breakfast", ideato dal giornalista Gene Weingarten del Washington Post, pose una domanda provocatoria: in un contesto ordinario, le persone riconoscerebbero il talento? Per rispondere, Weingarten orchestrò un'audace dimostrazione con il rinomato violinista Joshua Bell.

Il 12 gennaio 2007, alle 7:51 del mattino, Bell si posizionò all'ingresso della stazione metropolitana L'Enfant Plaza di Washington D.C. Vestito in modo casual, con jeans e cappellino da baseball, il celebre musicista iniziò a suonare brani classici del suo repertorio più complesso su uno Stradivari del 1713, del valore di 3,5 milioni di dollari. La location non era casuale: L'Enfant Plaza è frequentata principalmente da manager di medio livello diretti verso il cuore della capitale federale.

Il risultato fu sconcertante: dei 1.097 passanti, solo sette si fermarono per più di un minuto. La maggior parte passò oltre senza un'occhiata, frettolosa e distratta. Bell raccolse appena $32,17, di cui $20 da un'unica persona che lo riconobbe. Un esito sorprendente, considerando che la sera precedente lo stesso Bell aveva suonato in un teatro di Boston con biglietti da $100.

5 lezioni fondamentali

Ritengo questo esperimento illuminante su aspetti del management moderno che reputo cruciali, offrendo cinque lezioni fondamentali che ho fatto mie e che condivido con chi mi legge:

  1. Influenza del contesto: come manager, dobbiamo essere consapevoli di come il contesto influenzi la nostra percezione delle competenze altrui. L'ambiente non dovrebbe oscurare il talento.
  2. Superare pregiudizi e aspettative: è essenziale non legare il nostro giudizio al luogo in cui si manifestano le competenze. Il talento può emergere ovunque, anche nei contesti più inaspettati.
  3. Attenzione oltre la fretta: in un mondo frenetico, dobbiamo resistere alla tentazione di concentrarci solo sugli obiettivi immediati. L'apertura mentale può rivelare opportunità e talenti nascosti.
  4. Valore intrinseco vs. percezione: il valore di una persona o di una performance non dovrebbe dipendere dal contesto, ma dalla sua qualità intrinseca. Come manager, dobbiamo affinare la capacità di riconoscere il valore autentico.
  5. Ripensare l'analisi costi-benefici nelle relazioni: spesso valutiamo rapidamente se interagire con gli altri basandoci su criteri superficiali. È cruciale sviluppare un modello di valutazione più profondo e umano.

L'esperimento di Bell ci ricorda che il vero talento manageriale risiede nella capacità di riconoscere l'eccellenza, indipendentemente dal contesto. In un'epoca in cui i manager rischiano di diventare meri esecutori, queste lezioni mi invitano a riscoprire il ruolo di guida e mentore.

La competenza manageriale

La competenza manageriale è la sintesi di formazione ed esperienza, e il suo scopo ultimo è far crescere le persone. Riconoscere la "musica" nel rumore quotidiano, apprezzare il talento nelle sue forme più inaspettate, e coltivare un ambiente che valorizzi l'eccellenza sono competenze cruciali per il manager moderno.

Mentre riflettiamo su queste lezioni, ricordiamoci che la vera arte del management sta nel creare un'armonia dalle diverse note del talento umano, trasformando il luogo di lavoro in una sinfonia di crescita e innovazione nella quale il genio collettivo possa sempre manifestarsi indisturbato.

PS: Grazie all'articolo con il quale Weingarten descrisse questo esperimento, gli fu attribuito il Premio Pulitzer nel 2008.

Fonte articolo: Linkedin Article di Vincenzo Gioia

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La martellata del meccanico e l’intelligenza artificiale generativa

Le Intelligenze Artificiali (IA) mi hanno da sempre attratto per il fascino di cui erano ammantate grazie ai film di Hollywood. 2001 Odissea nello spazio, Ex Machina sono film che vedo e rivedo scoprendo sempre nuovi spunti di riflessione. Negli ultimi anni, alla narrativa cinematografica si è sommato il contributo professionale del quale ho beneficiato grazie ai colleghi con i quali ho avuto la fortuna di lavorare e con il quale oggi ho una visione strutturata (almeno penso che lo sia) delle capacità tecnologiche e delle ricadute nel quotidiano professionale e personale delle persone.

Gli spunti di riflessione che si sono susseguiti nel tempo sono stati appuntati nei miei articoli con l’intento di generare un confronto che non si fermi allo stato dell’arte della ricerca che richiede anni per comprendere la natura di quanto sta accadendo attraverso l’uso delle IA.

Per personale comodità, riepilogo il percorso tracciato dagli articoli che ho scritto.

Le intelligenze aliene

Qualche tempo fa, in questo articolo, ho appuntato le mie riflessioni sul concetto di intelligenza. L’ho fatto perché penso che l’intelligenza sia una creatura sconosciuta malgrado se ne parli tutti i giorni. Tra le intelligenze che popolano il nostro mondo e delle quali parlo nell’articolo ci sono anche le neonate intelligenze artificiali (IA) che stanno diventando uno strumento sempre più diffuso tanto in ambito professionale quanto in ambito consumer per le notevoli capacità generative e la semplicità con la quale è possibile interagire con loro.

Bias e allucinazioni delle IA

La storia ci ha insegnato che, come ogni grande strumento, anche l’intelligenza artificiale porta con sé nuovi ed inattesi problemi che, come scritto in questo articolo, nel caso delle IA, i problemi maggiori sono legati alla presenza di bias che reputo inevitabili ed esistenti anche laddove se ne esclude la presenza. L’inaspettata natura dei problemi delle IA, come esposto in questo articolo scritto a quattro mani con l’amico Remco Foppen, si sta manifestando anche sotto forma di allucinazioni che, lungi dall’essere esclusiva prerogativa umana, è diventata il cruccio di chi opera con i sistemi LLM di ultima generazione perché, come accade con gli uomini, anche le allucinazioni artificiali sono sempre più coerenti con la realtà e, quindi, difficili da identificare.

Ricadute delle IA nei processi creativi

Malgrado i limiti che mostrano le IA, trovo questi sistemi indiscutibilmente utili anche laddove si intravedono ampie zone grigie legate al fatto che sono ancora poco chiari limiti, opportunità, rischi e benefici. Qualunque sia l’uso che se ne fa, le IA stanno già modificando il nostro modo di essere e di pensare tanto che, come scritto in questo articolo, non escludo il manifestarsi del loro effetto anche sui meccanismi che governano i processi creativi. Il blocco dello scrittore è facilmente aggirabile se si ricorre ad una IA e, a quanti lamentano l’assenza di originalità, rispondo dicendo che, come in ogni creazione, l’ispirazione non è mai l’opera finale.

Non usate GPT perché i clienti se ne accorgono

Questo articolo nasce da una battuta fatta da un collega al termine di una riunione di progetto che, con tono perentorio, disse:

“Mi raccomando, non usate ChatGPT per scrivere i documenti di progetto perché esistono dei sistemi in grado di rivelarlo e ci facciamo una pessima figura con il cliente”.

Questa battuta mi fece immediatamente tornare la mente ai tempi dell’esame di matematica generale il cui Prof titolare di cattedra ci vietava l’uso delle calcolatrici. Da giovane universitario mi chiesi cosa fosse più importante tra il ragionamento che porta al calcolo ed il calcolo stesso. Oggi come allora mi chiedo cosa sia più importante tra il meccanismo che porta all'elaborato e l'elaborato.

L’innovazione ed i mali dell’umanità

L’uso di strumenti di supporto alla produttività è da sempre visto con diffidenza. Per quanto bizzarro, le critiche all’innovazione prescindono dalla natura dell’innovazione tanto che c'è stato un tempo in cui ad essere criticata fu la persino la scrittura che Platone, nel Fedro, definì causa di deterioramento della memoria. Non è stato riservato trattamento migliore alla calcolatrice il cui uso era osteggiato perché riduce la capacità di eseguire a mente calcoli, anche molto complessi. Oggi nessuno di noi potrebbe fare a meno della scrittura e l’uso della calcolatrice non solo è stato accettato, ma incentivato dal ministero della pubblica istruzione che già da decenni ne consente l’uso nelle prove di matematica del liceo scientifico e tecnologico.

L’inarrestabile incedere dei cambiamenti

Il cambiamento che si innesca al diffondersi di ogni nuova tecnologia è inarrestabile. Lo è stato per la scrittura, lo è  stato per la fotografia e lo è stato per la calcolatrice a scapito del regolo calcolatore. Per quanto ci si lamenti, il cambiamento diventerà quotidianità. Questo ciclo evolutivo ci impone riflessioni e su ciò che siamo, su come ci percepiamo e su cosa desideriamo essere.

L’importanza dei giusti perché

Le IA hanno prodotto molti impatti sulla natura umana ed uno di questi lo desidero annotare in questo articolo. Parlo di un aspetto che non avevo ancora preso in considerazione malgrado sia legato alla capacità di elaborare un concetto, un’idea. Non esito a considerare questo aspetto il carburante di ogni analisi. Sto parlando della capacità, per nulla innata, di porre domande strutturate in modo tale da indirizzare l’interlocutore verso una risposta sintetica e chiara.

La forza delle domande ben formulate

Una domanda ben formulata è un potente strumento grazie al quale si può guidare un intero processo di analisi permettendo di concentrare l’attenzione su ciò che è veramente importante: definire l’obiettivo dell’analisi e determinare quali dati sono necessari. Una domanda ben posta può aiutare ad identificare eventuali limitazioni o sfide che potrebbero sorgere durante l’analisi, risolvere problemi complessi e costruire relazioni. Una domanda mal costruita determina una pericolosa trappola i cui effetti possono allontanarci dalla nostra esplorazione facendoci finire col farci confermare ciò che già sappiamo.

La relazione tra i giusti perché e l’elaborato di una IA

La relazione esistente tra la capacità di porsi domande ben strutturate e l’uso di una IA è rappresentata dal fatto che le IA operano solo se viene somministrata loro una richiesta/domanda e la qualità dell’elaborato prodotto da una IA è direttamente legata alla qualità della domanda formulata. In modo analogo a quanto accade con gli uomini, una domanda formulata in modo sbagliato può risultare fuorviante anche per un sistema IA le cui fragilità possono emergere attraverso la formulazione di domande che si avvalgono di specifici costrutti logici. Una domanda strutturata in modo corretto consente di attivare una IA su compiti per i quali non è stata direttamente addestrata ad operare ma per i quali è in grado di formulare risposte attendibili perché basate su dati verificati (almeno si spera che lo siano).

Prompt engineering

Il prompt engineering è il campo di studi nel quale si cerca di individuare la tecnica migliore per scegliere i formati, le frasi, le parole e i simboli più appropriati nella formulazione delle domande che guidano una IA generativa a produrre risultati pertinenti e di alta qualità. La relazione che lega la qualità della domanda alla pertinenza della risposta è centrale in ogni ambito degli studi filosofici così come risulta esserlo per una corretta interazione con una IA.

Il bilancio della curiosità

L'importanza della prompt engineering mi induce a pensare che, anche in tempi nei quali la conoscenza può essere raggiunta attraverso intelligenze sovrumane (così sono definite le intelligenze posteriori alla “mossa 37”), il valore della conoscenza resta legato al disavanzo fisso tra domande e risposte. Avere più domande che risposte significa avere la chiave della conoscenza dal momento che l’operatività efficace delle IA, così come accade per quella del cervello umano, è strettamente legata alla capacità di porre le domande giuste.

La martellata del meccanico e l'originalità dell’elaborato

Proseguendo il mio ragionamento e focalizzandomi sulla questione relativa alla originalità dell'elaborato, mi chiedo in che modo cambierebbe la tua opinione sulla qualità di questo testo se ti dicessi che è stato generato con il supporto di una IA. Mi spiego meglio ricorrendo al noto aneddoto della martellata del meccanico. Un tizio, dopo avere interpellato numerosi meccanici e speso molti soldi, si reca da un meccanico al quale chiede di eliminare il fastidioso cigolio che affligge il motore della sua auto. L'anziano meccanico, dopo avere ascoltato per qualche secondo il disgraziato suono, prende un vecchio martello e, con colpo deciso, risolve il problema. Per la martellata chiede 500 euro. Al cliente che non intendeva pagare quella cifra per un colpo di martello, il meccanico rispose chiedendo se il cliente sarebbe stato capace di fare lo stesso. Il resto del ragionamento lo lascio a te che mi leggi. In pratica, semmai avessi usato una IA per generare questo testo, il suo ruolo strumentale nel percorso creativo/produttivo non sarebbe dissimile da quello assunto dal martello nelle mani dell’anziano meccanico. In ragione di ciò, piuttosto che chiedermi se per l’esecuzione di una attività è stata o meno usata una IA, preferisco chiedermi quale grado di padronanza dello strumento si è avuto nel suo impiego.

L’IA, la scrittura e la calcolatrice

Penso che l’uso delle IA sia al pari dell’uso della scrittura, della calcolatrice e del martello del meccanico. Il loro valore funzionale è legato alla capacità di farne buon uso. Così come nessuno mi chiederebbe se ho usato o meno la calcolatrice nello svolgimento dei miei test di radiotecnica, spero che un giorno non mi si chiederà più se ho usato o meno una IA nel processo di stesura dei miei elaborati perché considero queste critiche il frutto di banali frustrazioni neo-feudali che albergano di nelle pleistoceniche menti di personaggi che vogliono sapere che si è “faticato” invece di concentrarsi sulla qualità del lavoro prodotto.

La smania dell’originalità

Agli gli irriducibili dell’originalità dell’elaborato, i capi ultrà della “è frutto del mio sudore”, le vergini scandalizzate del “qui non copia nessuno” dichiaro che ho lasciato ad altri e senza rimpianto la loro sponda culturale a favore del ruolo di quello che ti dice che Babbo Natale non esiste. Signore e Signori, la gran parte dei professionisti che ho conosciuto negli ultimi 20 anni in giro per le decine di aziende nelle quali ho lavorato produce documenti attingendo “copiosamente” a quanto già prodotto per e/o da altri. Fatevene una ragione, il mondo si regge su 3 semplici tasti della tastiera CTRL, C e V.

Conclusioni

Chiarita la mia posizione in merito all’uso delle IA ed al loro ruolo funzionale, resta da capire come queste impattano sulla capacità di formulare domande adeguate alle aspettative che si nutrono sull’elaborato atteso. Le potenzialità offerte dalle IA generative porteranno le persone a trovare il modo per impiegarle in contesti sempre più ampi della vita quotidiana e lavorativa. Ciò indurrà a sviluppare una capacità sempre maggiore di formulare domande strutturate la cui natura non può che derivare da uno sforzo di analisi ed astrazione. In sostanza, per quanto vi possa dare fastidio, in futuro nessuno scriverà pensando di farlo senza il supporto di una IA perché, oltre alla condivisione di quanto si pensa, un testo ha lo scopo di divulgare un contenuto a fini culturali.

Fonte articolo: Linkedin Article di Vincenzo Gioia

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