La trasformazione digitale è uno dei temi più discussi dell'epoca contemporanea, un fenomeno che ha attraversato decenni di evoluzione concettuale. Dai primi tentativi di digitalizzazione negli anni '60, passando per l'era del web 2.0, fino all'attuale adozione massiva di tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale e la blockchain, i pilastri che guidano questa trasformazione si sono adattati e ampliati per rispondere alle esigenze mutevoli delle organizzazioni.
Questo articolo esplora, da una parte, la cronistoria dei pilastri della trasformazione digitale, analizzando come sono cambiati nel tempo e quali teorie hanno influenzato il loro sviluppo. Dall’altra, approfondisce i pilastri che oggi consideriamo fondamentali per guidare con successo questo processo.
Negli anni '60 e '70, la trasformazione digitale è sinonimo di automazione e informatizzazione dei processi aziendali di base. Le aziende iniziano a sostituire i registri cartacei con sistemi informatici, spesso basati su grandi mainframe.
Un esempio emblematico è l’IBM System/360, lanciato nel 1964, che permise alle imprese di standardizzare i loro processi digitali su scala. In questa fase, i "pilastri" sono principalmente due:
Frederick P. Brooks Jr., nel suo celebre libro The Mythical Man-Month (1975), evidenzia quanto fosse complesso gestire progetti tecnologici di larga scala, gettando le basi per una gestione più consapevole delle trasformazioni digitali.
L’avvento di Internet negli anni '90 porta una nuova ondata di innovazione. Per la prima volta, la digitalizzazione non si limita ai processi interni, ma coinvolge anche l’interazione con clienti e partner. I pilastri chiave di questo periodo sono:
Clayton Christensen, con la teoria della "disruption" in The Innovator’s Dilemma (1997), sottolinea l’importanza di adottare tecnologie innovative per non essere sopraffatti dai nuovi attori del mercato.
Con l’arrivo degli smartphone e delle tecnologie cloud, i pilastri della trasformazione digitale si arricchiscono ulteriormente:
Nel libro Does IT Matter? (2003), Nicholas Carr solleva la questione di come le tecnologie informatiche potessero perdere il loro valore strategico se non implementate in modo distintivo, evidenziando l'importanza della personalizzazione.
Negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata sull’utilizzo strategico dei dati e delle tecnologie emergenti:
Secondo McKinsey, solo il 30% delle trasformazioni digitali riesce a ottenere risultati tangibili, evidenziando l'importanza di una visione strategica chiara e di pilastri ben definiti.
La trasformazione digitale non può avvenire senza una guida forte e una strategia ben definita. I leader devono essere in grado di identificare le opportunità offerte dal digitale e tradurle in obiettivi aziendali concreti.
Un esempio interessante è quello di Starbucks, che sotto la guida di Kevin Johnson ha introdotto una strategia di digitalizzazione che integra app mobile, pagamenti digitali e personalizzazione basata su dati, rafforzando l'esperienza cliente e aumentando la fidelizzazione.
Le persone sono il cuore della trasformazione digitale. Una cultura che promuove l’apprendimento continuo, la collaborazione e l’apertura al cambiamento è cruciale.
Secondo uno studio di Deloitte, le aziende che investono nella formazione dei dipendenti hanno il 37% di probabilità in più di completare con successo la trasformazione digitale.
Prendiamo il caso di Adobe, che ha trasformato il suo modello di business passando da licenze software tradizionali a un sistema basato su abbonamenti cloud. Questo cambiamento è stato accompagnato da un grande investimento nella formazione dei dipendenti e nella costruzione di una cultura orientata al cliente.
I dati sono il fulcro delle decisioni strategiche moderne. Le aziende che riescono a integrare strumenti di analisi avanzata e intelligenza artificiale possono anticipare le tendenze di mercato e rispondere in modo più efficace alle esigenze dei clienti.
Un esempio significativo è Heineken, che utilizza l’analisi dei dati per ottimizzare le campagne pubblicitarie e la logistica, migliorando la distribuzione dei prodotti in base alla domanda locale.
La capacità di adattarsi rapidamente è una delle qualità più importanti per le aziende moderne. Le metodologie agili, unite al design thinking, consentono di sperimentare nuove idee e soluzioni con tempi di sviluppo ridotti.
Ad esempio, Tesla adotta un approccio agile per introdurre innovazioni nei suoi veicoli in tempi record, superando spesso i concorrenti tradizionali.
Oggi, la sostenibilità è un pilastro imprescindibile della trasformazione digitale. Le aziende non possono ignorare l’impatto ambientale e sociale delle loro operazioni.
Patagonia è un esempio virtuoso: utilizza tecnologie digitali per ottimizzare la supply chain e ridurre gli sprechi, dimostrando come innovazione e sostenibilità possano andare di pari passo. Un altro esempio virtuoso è IKEA, che ha investito in tecnologie per ottimizzare la gestione dell’energia nei propri negozi e migliorare la tracciabilità dei materiali, garantendo un ciclo di vita più sostenibile per i prodotti.
La trasformazione digitale è un viaggio continuo, guidato da pilastri che si sono evoluti nel tempo per rispondere alle sfide di ogni epoca. Dalla semplice automazione operativa degli anni '60, siamo passati a un ecosistema complesso che integra dati, intelligenza artificiale, leadership visionaria e sostenibilità.
Nel presente, i pilastri della trasformazione digitale non riguardano solo la tecnologia, ma un approccio olistico che mette al centro le persone, i processi e l’impatto sociale. Le aziende che riescono a padroneggiare questi elementi non solo sopravvivono, ma prosperano in un mondo in continua evoluzione.
Nel 2022 il mercato della Connected Car & Mobility ha raggiunto, in Italia, un valore di 2,5 miliardi di euro, +16% rispetto al 2021, secondo una ricerca dell'Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano.
La domanda di ADAS in Europa è stata stimolata dalle disposizioni di legge europee, che hanno reso obbligatori questi dispositivi nei nuovi veicoli a partire dal 2022. Le auto connesse sono ad oggi un canale per servizi innovativi e funzionalità sbloccabili a pagamento, come l'estensione della durata della batteria di un'auto elettrica.
Le auto connesse offrono numerosi benefici, come il monitoraggio delle flotte, la guida responsabile e la manutenzione programmata. I progetti di Smart Road, come quello dell'ANAS, migliorano l'efficienza delle strade, dall'elettrificazione alla guida assistita.
Le black box, o telematics boxes, sono dispositivi che registrano dati sulla guida e incidenti, facilitando il recupero e fornendo informazioni sullo stile di guida. Le compagnie assicurative le utilizzano per calcolare premi più precisi, basati sulle informazioni riguardanti la sicurezza del veicolo.
Le soluzioni più diffuse sono oggi i box Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative (10 milioni, +4% rispetto al 2021), ma la crescita è guidata principalmente da auto nativamente connesse tramite sim (4,3 milioni, +21%). Sono inoltre sempre di più le aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati dai veicoli: i servizi in quest’ambito raggiungono quota 480 milioni di euro, +20% rispetto al 2021.
In conclusione, l'evoluzione della mobilità connessa e l'utilizzo delle black box stanno trasformando il mercato assicurativo. Grazie ai dati raccolti e alle tecnologie avanzate, le compagnie assicurative possono offrire polizze personalizzate e premi più precisi basati sullo stile di guida e sulla sicurezza del veicolo. Le auto connesse non solo migliorano la sicurezza stradale, ma anche la gestione delle flotte e la manutenzione programmata. Con soluzioni innovative come quelle offerte da Frontiere, la mobilità connessa apre nuove opportunità per assicuratori, consumatori e gestori delle flotte, ridefinendo il futuro della mobilità.
Frontiere offre soluzioni per la mobilità connessa, incluso il servizio Pay Per Mile, che analizza i dati dei tragitti e genera polizze personalizzate.
L'evoluzione tecnologica rappresentata dalla combinazione di Internet of Things (IoT), Intelligenza Artificiale (AI) ed Automazione ha dimostrato di essere una scommessa vincente in diversi settori. Nel campo assicurativo, in particolare nelle Insurance Telematics, queste tecnologie emergenti offrono opportunità senza precedenti per migliorare l'efficienza, ridurre i costi e offrire un servizio migliore ai clienti.
Abbiamo recentemente intervistato sul tema il nostro Marco D’Ambrosio, che ci ha fornito una panoramica ampia e completa sul perché adottare uno specifico approccio e sui benefici conseguenti per le aziende che scelgono di integrare le tre tecnologie in oggetto.
“Disruptive” è l’aggettivo che uso più spesso per qualificare l’approccio che l'Insurance Telematics offre alla gestione del rischio nel settore assicurativo, portando benefici sia per le compagnie che per i clienti. L'integrazione di IoT, Intelligenza Artificiale ed automazione crea nuove opportunità di miglioramento dell'efficienza, riduzione dei costi e offerta di un servizio personalizzato. Le compagnie assicurative che adottano queste soluzioni innovative saranno in grado di rimanere competitive e fornire un valore aggiunto ai propri clienti in un mercato in continua evoluzione.
Il mio suggerimento spassionato, per chiunque abbia voglia di intraprendere un percorso di innovazione aziendale, è quello di contattarci. In Frontiere lavoriamo costantemente per favorire l’accesso alle innovazioni in tutti i settori di mercato e, dunque, a modelli di business innovativi. È il principio che guida da sempre la nostra ricerca e sviluppo e che rende disruptive il nostro approccio alla smart mobility e alla gestione del rischio nel settore assicurativo.